Nel frattempo, ad Athesia...

Un piccolo stralcio, assolutamente in prima bozza e non rivisto, dal romanzo che segue le vicende di Restano solo i corvi (e che ancora non ha nome):


Il duca Aureliano di Crisantia fu il primo ad essere annunciato e ad entrare nella sala del ricevimento. A testa alta, seguito da Giuliano che portava a braccetto il suo famiglio, e da due armigeri che si sarebbero accomodati in fondo alla sala, tra gli accompagnatori non nobili. Subito dopo, il duca Marino del ducato del Golfo, che solo quando fu annunciato si accorse della presenza di Leonora e le rivolse uno sguardo di scuse come a segnalare che avrebbe voluto poterla salutare e parlare con lei prima di entrare.

Dopo i duchi fu la volta dei marchesi: Adamante di Torlunga, Damaso delle Basse Langhe, Cesario delle Terre Alte. Nel frattempo Leonora era stata raggiunta dal conte Bryant di Oltrelago, suo alleato e amico di famiglia, che portava a braccetto il suo famiglio, Rose, e da Isabella di Malaspina. Erano impegnati a conversare quando il ciambellano fece il nome di Leonora, prima tra i nobili con il rango di conte, cogliendola di sorpresa.

«Mi sembra il minimo, dopo l’ultima volta» sorrise Bryant, e Leonora si avviò all’entrata del salone, seguita da Alexandra ed Eoghan.

La disposizione dei tavoli del salone era cambiata, dall’ultima volta che ci era stata. Ai lati dell’ingresso c’erano due tavoli lunghi, per gli accompagnatori dei nobili ospiti, i quali invece venivano fatti accomodare su tavoli un po’ più alti, disposti in due ali che formavano un semicerchio, interrotto solo da un piccolo passaggio, di fronte alla tavola del re, su una pedana sopraelevata, sul lato opposto della sala rispetto all’ingresso. Leonora raggiunse il centro del cerchio e si inchinò al re e agli altri occupanti del suo tavolo. Un passo indietro, busto in avanti, sguardo verso l’alto: un inchino maschile, come era sua abitudine quando la situazione le imponeva di ricordare che era uno dei nobili regnanti e non una dama qualsiasi. Alexandra trattenne il respiro e fissò lo sguardo al pavimento, sicura di non poter trattenere la sorpresa per un gesto così sfacciato da parte della contessa, mentre faceva la riverenza più profonda che poteva. Eoghan si inchinò con un movimento quasi brusco.

Re Guglielmo però non prese affatto il gesto di Leonora come un affronto, ma la salutò aggiungendo al cenno con la testa anche un ampio sorriso. «È un piacere rivedervi, contessa Leonora» aggiunse, e lei ringraziò con un altro cenno. Notò con soddisfazione che alla destra del re questa volta sedeva Quinto Cecilio Metello, il princeps del Consiglio, affiancato a sua volta dagli altri due maggiorenti del Consiglio stesso, l’arciduca Falco, il nonno di Leonora, e Nicodemo. Il consigliere e precettore del re, Procopio, aveva assunto la solita espressione a metà tra una smorfia e un sorriso al vederla. Sedeva a sinistra di Guglielmo e dopo di lui venivano la principessa Caterina e il podestà di Athesia con la moglie.

Il ciambellano che aveva accompagnato Leonora nella stanza le indicò il posto e lei scoccò uno sguardo gelido al vampiro che era già seduto sulla sedia accanto. Suo padre e suo fratello, che sedevano nell’altra ala, non riuscirono a trattenere un sorrisetto nel vederla accomodarsi proprio accanto a Stefano, l’erede del marchese delle Basse Langhe che sedeva a sinistra del padre. Il vampiro ricambiò lo sguardo non proprio conciliante e si girò verso il padre. Il suo famiglio sedeva su un panchetto alle loro spalle, con le mani in grembo e le spalle curve come se cercasse di farsi piccola. Altri due panchetti furono portati per Eoghan e Alexandra dietro Leonora e i due ragazzi si accomodarono con le spalle contro la parete.

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